top of page

Incontro con  la cooperativa ASTU

A cura di Vera Chillemi

Maria Giovanna Raccuia

Sulla base del progetto “A scuola di Costituzione”, incentrato sul terzo articolo della Costituzione Italiana, i ragazzi della 4°A hanno visitato alcune strutture locali in cui gli ideali di uguaglianza sociale vengono concretizzati.

Il primo marzo 2019 la classe 4°A del Liceo Scientifico E. Medi, accompagnata dalle professoresse Isabella di Santo e Santina Bilardo, si è recata presso la cooperativa ASTU, una realtà che opera in laboratori interni dell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario (O.P.G) di Barcellona Pozzo di Gotto, che ora è una vera e propria casa circondariale, per incontrare alcuni membri.

Gli studenti sono stati accolti dal presidente, l’architetto Carmelo Puliafito che ha spiegato di cosa si occupa la cooperativa e per cosa è nata. Il nome ASTU deriva dal greco e significa “città”, proprio per sottolineare il carattere sociale e collaborativo. L’associazione è nata nel 2002 ad opera di un gruppo di architetti, volontari e falegnami che si posero l’obiettivo di coniugare esigenze assai diverse per creare un ambiente che permettesse a persone che erano state internate nell’ex O.P.G. o a richiedenti asilo, di integrarsi nella società attraverso l’impiego nella struttura. Infatti gli operai si occupano di lavori artigianali con il ferro, l’alluminio e il legno al fine di produrre oggetti e arredi che interpretino e rinnovino i modi di abitare lo spazio domestico e collettivo contemporaneo.

La cooperativa è nata successivamente all’emanazione della legge Basaglia del 13 maggio 1978 che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Ciò ha fatto dell'Italia il primo (e finora l'unico) paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici.

Dopo la presentazione gli studenti hanno visitato alcuni ambienti di lavoro, vedendo i prodotti in fase di montaggio o già finiti. In seguito i ragazzi hanno ascoltato le testimonianze di tre operai che fanno parte della cooperativa.

Il primo a parlare è stato il signor Mauro, che lavora nella falegnameria. Mauro è un detenuto del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto da tre anni, ha una famiglia a Ragusa e spera di ritornarci molto presto.

Il secondo a presentarsi è stato Angelo, un fabbro albanese di 32 anni, in Italia dal 2001, da quando aveva 18 anni. Qui in Italia è arrivato attraversando alcuni paesi dell’ex Jugoslavia pagando un viaggio di 2 milioni delle vecchie lire. Qui in Italia inizialmente ha trovato appoggio presso il fratello e adesso è sposato e ha due bambini.

Il terzo a parlare è stato Omar, un ragazzo senegalese di 19 anni, che è all’interno della struttura soltanto da sei mesi dove è impiegato come aiutante fabbro. Cresciuto in Senegal, all’età di 7 anni viene affidato agli zii che vivevano in Gambia, ma la zia non lo accetta e Omar, all’età di 16 anni, è costretto a prendere un autobus per recarsi nel porto più vicino in Libia, in modo da arrivare in Italia. Giunto nella penisola trova accoglienza presso lo S.P.R.A.R. (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Milazzo dove vive tutt’ora.

bottom of page