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Referendum 2 Giugno 1946

A cura di Fugazzotto Annabella

Ogni anno la festa della Repubblica si celebra il 2 giugno, l’anniversario di quando, nel 1946, 24 milioni di italiani furono chiamati a votare per scegliere la forma di governo dell’Italia: repubblica o monarchia. In quei mesi l’Italia era appena uscita dalla Seconda guerra mondiale e il voto si svolse tra le macerie dei bombardamenti alleati e quelle delle demolizioni dei nazisti in ritirata, con centinaia di migliaia di italiani ancora sparsi per i campi di prigionia in tutto il mondo, intere province ancora sotto governo militare straniero e un clima che sembrava vicino a quello di una guerra civile. Alla fine, gli italiani scelsero la repubblica, con 12.718.641 voti contro i 10.718.502 della monarchia.

Lo spoglio del risultato mostrò chiaramente che l’Italia era divisa in due metà. In tutte le province a nord di Roma vinse la repubblica. In tutte le province del centro e del sud vinse la monarchia. La repubblica ottenne il risultato più ampio a Trento, dove conquistò l’85 per cento dei consensi. Non tutti gli italiani ebbero l’opportunità di votare. Ad esempio, non votarono i militari prigionieri di guerra nei campi degli alleati e gli internati in Germania che stavano cominciando lentamente a ritornare.

Il periodo immediatamente successivo al referendum fu un complicato e poco chiaro, finendo per alimentare il sospetto di irregolarità. I primi risultati arrivarono il 4 giugno e sembravano dare in vantaggio la monarchia. Durante la notte e la mattina del 5, la Repubblica passò in netto vantaggio e il 10, la Corte di Cassazione proclamò il risultato: 12 milioni di voti a favore della Repubblica e 10 a favore della monarchia. A sorpresa, nel comunicato utilizzò una formula dubitativa, che rimandava l’annuncio definitivo al 18 giugno dopo l’esame delle contestazioni presentate soprattutto dai monarchici. La più importante – e improbabile – era arrivata da un gruppo di professori, secondo cui la Repubblica avrebbe potuto proclamarsi vincitrice soltanto in caso di conquista della maggioranza assoluta dei voti, cioè solo se avesse ottenuto la maggioranza di tutti i voti espressi, contando anche schede bianche e nulle. In altre parole, sostenevano, alla repubblica non sarebbe bastato superare la monarchia per proclamarsi vincitrice.

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