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Il cammino del costituzionalismo

A cura di Siracusa Carmen e Torre Francesca

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La Costituzione è l’insieme di norme giuridiche che stabiliscono l’ordinamento di uno Stato e sanciscono i diritti e i doveri dei cittadini. Negli antichi Stati monarchici non vi era alcuna Costituzione o Carta dei diritti, il sovrano dotato di potere assoluto, governava secondo i suoi voleri, senza dover rispettare alcuna norma che tutelasse i cittadini, considerati solo come sudditi.

Ripercorriamo alcune tappe fondamentali del lungo e difficile cammino del costituzionalismo, al cui interno è nata e si è ispirata l’odierna Costituzione italiana.

Il primo esempio di Codice con delle leggi scritte si ebbe in Inghilterra con la Magna Charta Libertatum, nel 1215, che pose le basi al costituzionalismo. La magna Charta era un patto tra il re Giovanni Senzaterra e i baroni del regno, teso a stabilire su carta i diritti che spettavano a questi, la loro protezione in caso di detenzione illegale e senza processo e la limitazione sui pagamenti feudali alla corona.

L’Habeas Corpus Act emanato il 27 maggio 1679 da Carlo II d’Inghilterra, garantiva il diritto di ogni imputato di conoscere le cause del suo arresto e di ottenere la libertà provvisoria dietro pagamento di cauzione.  L’ “Habeas Corpus”, che significa “Abbi il tuo corpo”, è un principio già presente nella Magna Charta e nel Petition of Rights del 1628, fu  sospeso nel 1793, durante la Rivoluzione Francese, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale e in  altri periodi di conflitto. Tuttavia ancora oggi l’Habeas Corpus è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione inglese.

The Bill of Rights (letteralmente “progetto di legge sui diritti”) fu emanato al termine dei cinquanta anni di lotta tra Corona e Comune, in Inghilterra, quando fu dichiarato decaduto re Giacomo II Stuart, che aveva tentato di sovvertire ed estirpare le leggi e le libertà del regno. Fu firmato da Guglielmo e Maria d’Orange che furono dichiarati re e regina di Inghilterra nel 1689. Era la fine della Monarchia Assoluta in Inghilterra, la Gloriosa Rivoluzione riaffermava il governo della legge, la supremazia dei diritti e della libertà del popolo inglese, consolidati dalla tradizione sulla volontà stessa del re. Il Bill of Rights prevedeva:

  • La libertà di parola e discussione in Parlamento;

  • Il divieto del re di abolire leggi o imporre tributi senza il consenso del Parlamento;

  • Libere elezioni per il Parlamento;

  • Il divieto del re di mantenere un esercito fisso in tempo di pace senza il consenso del Parlamento;

  • Rifiuto di sottostare ad un possibile re cattolico;

  • Che il parlamento dovesse essere frequentemente riunito;

  • Che il re non potesse perseguitare i suoi sudditi per motivi religiosi.

 

La Dichiarazione di Indipendenza d’Inghilterra e delle colonie americane, emanata il 04 luglio 1776, recita così: <<Tutti gli uomini sono creati uguali; i loro diritti naturali sono la Vita, la Libertà e la Ricerca della felicità; per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.>>In essa le 13 colonie britanniche della costa nordamericana dichiararono la propria indipendenza dall’Inghilterra, ribadendo il diritto dei coloni ad essere considerati uguali, liberi e ad avere una rappresentanza nel parlamento inglese, per evitare tassazioni gravose e soprusi. Questa dichiarazione segnò l’inizio della Rivoluzione Americana che sette anni dopo si sarebbe conclusa con la vittoria dell’esercito continentale guidato da Washington. Il documento, richiesto e scritto da Thomas Jefferson, non mirò propriamente a definire una nuova forma di governo, ma a rafforzare il supporto interno alla propria battaglia, incoraggiando alcune potenze europee, in particolare la Francia, che in seguito si unirono al conflitto.

La Costituzione degli Stati Uniti d’America(1787).

Dopo la guerra d'indipendenza, i tredici stati americani,  formarono inizialmente un governo centrale molto debole in base agli Articoli della Confederazione, questo governo non aveva alcun potere di imporre tasse e non aveva l’autorità per controllare i commerci tra gli Stati, poiché non possedeva un’organizzazione all’altezza di queste funzioni. Gli Stati prendevano il governo centrale con tale leggerezza che i loro rappresentanti erano spesso assenti e la legislatura nazionale veniva di frequente bloccata, perché era necessario il consenso di tutti per prendere delle decisioni. A seguito di questi problemi, venne indetta una convenzione, per vagliare la possibilità di emendare gli articoli e rafforzare il governo federale. La Convenzione si riunì a Filadelfia, Pennsylvania, nell'estate del 1787, votò subito per tenere segrete le delibere e decise la stesura di un nuovo modello di governo, stipulando infine che solo 9 Stati su 13 avrebbero dovuto ratificarlo per farlo entrare in vigore. Il 17 settembre 1787, la Costituzione venne completata e firmata a Filadelfia e il nuovo governo da questa prescritto entrò in funzione il 4 marzo 1789, dopo che in molti Stati vi era stata un'aspra lotta sulla ratifica. Queste dispute portarono alla creazione di una Costituzione basata sul compromesso tra i diversi Stati e le diverse fazioni politiche. La Costituzione americana si basa sulla separazione dei poteri, ognuno si questi è bilanciato dagli altri due. Il potere legislativo fu affidato ad un Congresso composto da un Senato e da una Camera dei Rappresentanti; al vertice del potere esecutivo vi era un presidente eletto dal popolo con un sistema a doppio grado. Gli Stati Uniti hanno inoltre una struttura federale. La Costituzione afferma i principi di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e allo Stato, ogni Stato deve inoltre riconoscere e rispettare le leggi degli altri. I governi statali, come il governo federale, devono avere una forma repubblicana, la cui autorità finale risiede nel popolo. Il popolo ha il diritto di cambiare la sua forma di governo nazionale con i mezzi definiti dal quinto articolo della Costituzione stessa. La Costituzione americana è la più antica ancora in vigore, una scrittura originale di questa è in mostra negli Archivi Nazionali di Washington, D.C.

I primi 10 emendamenti della Costituzione, chiamati Carta dei diritti, andarono poi a  costituire “La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, entrarono in vigore il 15 dicembre 1791, per limitare i poteri del governo federale statunitense e proteggere i diritti di tutti i cittadini, i residenti e i visitatori sul territorio americano. La Carta dei Diritti protegge la libertà di parola e di religione, il diritto di possedere e portare armi, la libertà di riunione e la libertà di petizione. Proibisce inoltre immotivate perquisizioni e confische di beni, punizioni crudeli e inconsuete, e l’autoincriminazione forzata. Tra le protezioni legali che essa conferisce, la Carta dei Diritti proibisce al Congresso di promulgare leggi relative all’istituzione della religione e proibisce al governo federale di privare qualsiasi persona della propria vita, della libertà o della proprietà senza un regolare processo. Nel caso di crimini federali, richiede un’accusa formale da parte di un gran giurì per qualsiasi reato capitale, o reato “infamante”, e garantisce un rapido processo pubblico di fronte ad una giuria imparziale nel distretto in cui il crimine ha avuto luogo, oltre ad impedire un secondo processo per lo stesso reato.

Mentre entrava in vigore la Costituzione Americana, scoppiava la Rivoluzione Francese, che si poneva come obiettivo la fine del dispotismo monarchico tipico dell’Ancien Regime. La Costituzione francese del 1791 è la Carta Costituzionale approvata il 3 settembre 1791 in linea con  quanto previsto dalla “Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino” del 1789. Tuttavia è importante sottolineare che l'uguaglianza espressa formalmente dalla “Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino” non fu pienamente formalizzata né all'interno della Costituzione né all'interno della Dichiarazione dei diritti, in particolar modo per ciò che riguarda i diritti della donna e quello di voto. L'art. 6 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino riconosceva a «tutti i cittadini» il diritto di partecipare «direttamente o tramite i loro rappresentanti alla sua [della legge] formazione»; ma secondo la carta del 1791 i "cittadini", sulla base del loro censo, venivano distinti in "attivi" e "passivi": questi ultimi, meno abbienti, non avevano diritto di voto. La Costituzione prevedeva una monarchia limitata, costituzionale,  la monarchia di diritto divino era finita con il simbolico cambiamento del titolo assegnato al Re, non più "di Francia", ma "per grazia di Dio e Costituzione dello Stato, re dei Francesi", dato che la sovranità apparteneva alla Nazione, intesa come quel gruppo di soggetti che sentono di condividere un destino comune per tradizione di vita associata formatasi per una comunanza di elementi, come razza, religione, territorio, lingua. La Costituzione sancì per la prima volta la separazione dei tre poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Il potere legislativo veniva affidato ora all'Assemblea Nazionale Legislativa, composta di 745 deputati, ed eletta per la durata di due anni. L'elezione dei deputati avveniva in due successivi gradi, a suffragio ristretto su base censitaria: il corpo dei cittadini attivi (coloro che pagavano tasse per un valore corrispondente ad almeno tre giornate lavorative) eleggeva al suo interno gli "elettori" ai quali spettava la successiva elezione dei deputati; gli "elettori" dovevano essere titolari di beni valutati nei ruoli tributari per un valore che poteva andare dalle cento alle quattrocento giornate lavorative. Gli "elettori" a loro volta potevano eleggere come deputato all'Assemblea Nazionale qualsiasi cittadino attivo. Il potere esecutivo rimase nelle mani del Re, che lo esercitava tramite la scelta di alcuni Ministri, anche se non all'interno del Parlamento per evitare conflitti di interesse. Il potere giudiziario passò invece dalle mani del Re ai magistrati, che non potevano più essere da lui nominati ma dovevano essere eletti con le medesime procedure previste per l'elezione dell'Assemblea Legislativa. Il Re conservava tuttavia un potere di veto sospensivo sui provvedimenti approvati dall'Assemblea, ma questo veto «non può applicarsi né alle leggi costituzionali, né alle leggi fiscali, né alle deliberazioni concernenti la responsabilità dei ministri» che possono essere messi in stato d'accusa dall'Assemblea, alla quale rimaneva invece il controllo sulla condotta degli Affari esteri del Capo dello Stato.

Il re: «Noi abbiamo considerato che, benché l'autorità tutta intera risiedesse in Francia nella persona del re, i suoi predecessori non hanno affatto esitato a modificarne l'esercizio, assecondando la differenza delle epoche»                                                                          

    La Costituzione francese del 1814 era una costituzione ottriata da Luigi XVIII, fratello del decapitato Luigi XVI, appena restaurato sul trono di Francia.                                                                                               La Carta è divisa in due sezioni, che ne costituiscono parte integrante:                                                                                                             1) Un Preambolo dove il sovrano dettaglia le cause che lo hanno spinto al gran passo.                                                                                          

  2) Una serie di articoli, che definiscono le responsabilità dei diversi attori dello stato francese (Re, potere legislativo, nobiltà, Chiesa, esercito).                                                                                                      Dopo la fine del periodo napoleonico, la carta costituzionale di Luigi XVIII confermò alcuni dei diritti acquisiti dal popolo francese nel corso dell'esperienza rivoluzionaria ma ne sancì al tempo stesso la natura di concessione, ponendo un forte accento sul rapporto diretto tra sovrano e sudditi. Questo carattere fu confermato anche nella Carta di Luigi Filippo d'Orléans del 1830, conseguente alla rivoluzione di luglio, nonostante un'impronta più marcatamente segnata in senso liberale. Nell'Italia della prima metà dell'Ottocento l'esempio più celebre di carta costituzionale ottriata fu lo Statuto albertino emanato da Carlo Alberto di Savoia l'8 febbraio 1848.

Lo Statuto Albertino è una costituzione breve, non soltanto dal fatto che è composta da pochi articoli, ma perché si limita a riconoscere soltanto le principali libertà individuali, l’uguaglianza formale e non quella sostanziale dei cittadini, e ad attribuire il potere legislativo a un parlamento eletto solo in parte dal popolo (camera dei deputati) e con suffragio molto limitato.  Lo statuto è anche una carta flessibile, cioè poteva essere modificato facilmente da leggi ordinarie.                                                                       Le caratteristiche dello Statuto Albertino sono:                                                                                         1) Diritto di voto a tutti i maschi senza considerare il censo; 

2) Vengono garantite le prime libertà fondamentali;

3) Cominciarono a nascere i primi movimenti sindacali;                 

4) Aiuti alle classi sociali più deboli.                                            

Rappresenta una vera svolta in senso liberale per il Regno di Sardegna e con l'unità d'Italia del 1861 viene esteso a tutto il pese. Ma l'evoluzione del paese in senso liberale si interrompe con l'avvento del Fascismo: le leggi razziali contro gli ebrei e la fine della libertà di espressione sono leggi ordinarie promulgate dallo Stato fascista che mettono da parte lo Statuto Albertino. Solo con la fine della Seconda guerra mondiale viene emanato il decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944 il quale stabilisce che dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, un'Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione del Paese.

La costituzione spagnola del 1812, nota anche come la Costituzione di Cadice, è la carta costituzionale promulgata dalle Cortes, il parlamento iberico, in opposizione all'occupazione napoleonica e al regime di Giuseppe Bonaparte. Stabiliva la monarchia costituzionale con la limitazione dei poteri del re, la separazione dei poteri, il suffragio universale maschile e la libertà d'impresa.                                                                                                                                                             Di fronte all'avanzata francese il 24 settembre 1810 furono convocate a Cadice (una delle poche zone ancora non conquistate dai francesi) le cortes, secondo la vecchia prassi parlamentare iberica. Dopo due anni di intenso lavoro, il 18 marzo 1812 approvarono una costituzione, che, per la prima volta, era votata e concessa. Soppressa il 4 maggio 1814 da Ferdinando VII appena rientrato in Spagna, fu ripristinata nel 1820.

La Costituzione della Repubblica Romana fu approvata nel 1849, mentre l'esercito francese assediava Roma per riportare Pio IX sul trono. Il documento originale fu conservato da Giovanni Pennacchi, rappresentante alla Costituente per la provincia di Spoleto, e, dopo la sua morte, fu depositato presso la Biblioteca Augusta di Perugia, dove è attualmente custodito. Si tratta di uno dei documenti costituzionali più democratici e laici per i tempi in cui fu scritto. L'innovazione più importante e significativa è quella che abolisce la condizione privilegiata della religione cattolica come religione di Stato, e afferma il principio per cui la fede religiosa è irrilevante per l'esercizio dei diritti civili e politici. Il testo è costituito da otto paragrafi di principi fondamentali e da sessantanove articoli raggruppati sotto otto titoli più alcune disposizioni contingenti contenute negli articoli 65-69. Si tratta, dunque, di un testo breve, di principi e norme di carattere generale, formulati per lo più in modo limpido e con termini semplici. Inoltre, la Costituzione della Repubblica Romana del 1849 è molto simile alla Costituzione della Repubblica Italiana del 1948.

La Costituzione del Reich tedesco dell'11 agosto 1919, detta Costituzione di Weimar, fu il primo statuto democratico della storia tedesca e guidò la Germania dalla fine della prima guerra mondiale all'ascesa di Hitler nel 1933. Prese il posto della Costituzione bismarkiana dell'Impero, che a sua volta era stata promulgata nel 1871 per durare fino alla disfatta tedesca nella Grande guerra. Deve il suo nome al solo fatto di essere stata adottata il 31 luglio 1919 a Weimar dall'Assemblea Costituente Nazionale, successivamente anche la nuova Repubblica venne denominata Repubblica di Weimar. È ispirata dagli ideali liberali e democratici del 1848 e instaura una repubblica democratica che ruppe, almeno in parte, con l'autoritarismo della Germania monarchica e bismarkiana, in cui il parlamento aveva competenze limitate, introdusse elementi democratici ricorrendo ad un certo numero di compromessi con le strutture storicamente radicate nell'Impero tedesco. La costituzione sanciva il Suffragio universale con diritto di voto esteso alle donne, sistema proporzionale, repubblica semipresidenziale; l’elezione del capo dello Stato eletto direttamente dal popolo; Federalismo imperfetto per il predominio dello stato federale maggiore, lo Stato Libero di Prussia, e per gli elementi centralisti: il presidente è infatti dotato di poteri non indifferenti e può interferire nella politica degli stati federali che non adempiano ai loro compiti e di fatto cancellarne l'autonomia; le funzioni del presidente restano in parte riconducibili a quelli del vecchio Kaiser. La costituzione di Weimar cessò di essere applicata dopo l'ascesa al potere dei nazisti nel 1933, senza essere però formalmente abolita. Dopo la seconda guerra mondiale, la Costituzione di Weimar servì comunque da base per la Legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania e per la Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca.

La Quarta Repubblica Francese, nata del 1946, è il nome che si attribuisce allo Stato che si venne a costituire in Francia dopo la seconda guerra mondiale con la stesura della quarta costituzione repubblicana. La quarta repubblica si rivelò in poco tempo come una debole forma di governo parlamentare: in dodici anni di durata vi si susseguirono ben 22 governi differenti. Il sistema politico si reggeva sul Partito Comunista Francese, la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia e il Movimento Repubblicano Popolare. In seguito si venne a creare un polo di centro-sinistra che puntava a escludere la Terza Forza. In questo periodo il generale e politico francese Charles de Gaulle, in aperta polemica col «sistema dei partiti», dichiarava di voler superare l'attuale regime parlamentare e fondò il Raggruppamento del Popolo Francese. Durante questo periodo ci fu comunque una grossa crescita economica, ma lo scenario interno francese cominciò ad essere interessato dalle conseguenze della decolonizzazione. La Francia deteneva ancora infatti un grande impero coloniale in Africa e in Asia. La sconfitta nella guerra di Indocina nel 1954 inferse un grave colpo alla Quarta Repubblica. Particolarmente preoccupante appariva la situazione in Algeria, dove il Fronte di Liberazione Nazionale algerino era in aperta ribellione contro le autorità francesi, che risposero alla guerriglia algerina con l'inizio di un'escalation militare. Nel 1956 il governo di Guy Mollet dovette riconoscere l'indipendenza di Marocco e Tunisia e pochi mesi dopo dovette registrare la scottante umiliazione da parte dell'Egitto durante la crisi di Suez. La minoranza bianca dei coloni francesi era particolarmente ostile all'idea di abbandonare l'Algeria. Quando il presidente del consiglio designato Pierre Pflimlin fece l'incauta dichiarazione in cui si dichiarava convinto della necessità di avviare trattative per porre fine alla guerra, una imponente manifestazione patriottica fu organizzata ad Algeri per chiedere le dimissioni del "traditore" Pflimlin e convocare un "comitato di salute pubblica" insurrezionale nella colonia. La protesta dell'8 maggio si concluse con diversi incidenti e l'assalto al palazzo del governatorato. I generali Raoul Salan e Jacques Massu, che guidavano i comitati patriottici, lo stesso 13 maggio chiesero apertamente al presidente francese René Coty che il generale De Gaulle ottenesse di formare un governo di unione nazionale, in caso contrario essi minacciavano di attuare la marcia su Parigi e porre fine all'istituzione repubblicana. La candidatura del generale De Gaulle venne approvata dal parlamento francese il 29 maggio. De Gaulle era l'ultimo capo del governo eletto della storia francese.

La dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti della persona adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua terza sessione, il 10 dicembre 1948 a Parigi. La dichiarazione è frutto di una elaborazione secolare, che parte dai primi principi etici classico-europei stabiliti dalla Bill of Rights e dalla dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America, ma soprattutto dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti dell'individuo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali.                                                                                                                      La Dichiarazione può essere suddivisa in 7 argomenti:                                         1) Il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione;

2) Gli articoli 1-2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza;

3) Gli articoli 3-11 stabiliscono altri diritti individuali;

4) Gli articoli 12-17 stabiliscono i diritti dell'individuo nei confronti della comunità;

5) Gli articoli 18-21 sanciscono le libertà fondamentali (libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica);

Gli articoli 22-27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali;

I conclusivi articoli 28-30 definiscono aspetti generali ed ambiti in cui non possono essere applicati, in particolare che non possano essere usati contro i principi ispiratori della dichiarazione stessa.

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